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Visualizzazione dei post da 2021

Dispensa papale

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Frigo vuoto. Credenza in bilico. Dispensa papale. Spaghetti e ancora spaghetti. Condimento zero. Ma, attenzione. Un fondo di yogurt bianco (razzismo alimentare), un barattolo di senape destinata a uso dubbio (non ricordo di averlo comprato), pepe nero (per equilibrarmi nel politicamente corretto), tanto. E poi, peperoncino (i cinesi sono il futuro). Cuoc(io) gli spaghetti. Condisco a fantasia, mica come Monti che "confisco" quello che mi pare . Mischio con forza ed entusiasmo eccessivi. Guardo. Annuso. Sa di buono. Seratona fatta. Domani si presentano delle ideone a un grosso cliente. Un culo enorme. Se digerisco, se sopravvivo, se mi sveglio, se vado in agenzia. Beh. Sarà una giornata di svolta per la mia alimentazione. Cred o.

Racconto d’autunno - Once Upon a Time

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ONCE          Bologna fine anni settanta; sbuffi di vapore e cappotti rigidi dal freddo ci accompagnano per via Rialto, usciamo nella luce di quel dicembre pomeriggio e ci sorridiamo intirizziti, abbiamo voglia di baciarci ma prima fumeremo una sigaretta, sì, ci faremo pungere il naso da quel fumo acre che crea un’atmosfera carboneria metropolitana.           Quanto potevamo avere, tredici, quattordici anni? Non lo sapremo mai, il ricordo è indistinto come la nebbia dei quei giorni padani vissuti sotto il conforto dei portici; il sottile filo si spezza e quel mondo scompare all'improvviso tra un cinema e un biliardo e i Giardini Margherita che si riavvolgono alla moviola, con il batticuore per il gioco della bottiglia e le notturne magie d’amore di Battisti nelle sue prime apparizioni su TeleCapo- distria che m'implodono nel petto. UPON           Sono passati solo cinque anni dai tempi del Rialto e ogni cosa è cambiata; eccomi che cammino in fretta e furia contorcendomi e rabb

Viaggio al centro della Notte

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La notte è il mio territorio. Lo è sempre stato. La zona d’ombra dentro me che confina col buio nel quale brillano le stelle. Là, dove altri esseri insonni cercano conforto da sé stessi, dall’ incessante farneticazione della mente.  Quel luogo del tempo dove fornai e operai del turno di notte vorrebbero dormire, lasciarsi andare al sonno senza sogno. Lì, nell’interregno, si respira un’aria silenziosa rotta soltanto dal rombo di qualche auto diretta chissà dove e dagli autobus nei quali viaggiano gli operai della notte. Un mondo sospeso tra ieri e domani. In attesa della luce, del sincopato cinguettio degli uccelli che si parlano, che si cercano e si amano per brevi momenti. La notte è un teatro di posa dove fotogrammi dalla grana grigia d’immagini sfocate prendono vita, si s’inseguono e si scontrano senza soluzione di continuità; stridendo si accavallano e svaniscono. Gli abitanti del buio sono tanti; gli adoratori di lune cangianti, gli eredi di stelle pulsanti, hanno in comune sommes