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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

Addio alle Armi

E questa meravigliosa malinconia da Jaguarmatic e Tigermatic che come una nebbia struggente mi assedia ora, come allora avvolgeva fredda e bagnata i Giardini Margherita e la Fossa Cavallina con i suoi grandi e scricchiolanti e misteriosi capanni delle colonie estive e la piscina colma delle foglie morte di quella stagione che fu l’ultima, l’ultima in cui corremmo davvero liberi noi tutti, Andrea e Luca, io e Vittorio, Pilli e Curi ed Eraldo; lui che sulle lunghe gambe ossute ci superava tutti correndo come il grande Lewis, lui che come noi era inseguito da un omarino grosso e rubizzo che ci aveva spiati in modo losco e allora gli avevamo gridato “busone!” per poi scagliargli addosso una  veloce e spietata raffica di pigne, e lui, mi pare ancora di vederlo, Eraldo detto Ciccio o il Negro, col suo "bulbo" africano spinto all'indietro dal vento, alto e magro e ricciuto nella dolce assolata estate precedente a che tutto accadesse. E Andrea col suo improbabile pellicciotto bea

Perché troppo a lungo si rimane morti

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    Quanto ho amato a volte la mia bella e libera povertà, come mi sono sentito vivo e senza paura in quei giorni così rari e tanto cari, e che ora appaiono lontani e stranieri.     Quant'era stupefacente, divertente e faticoso passare da una lingua all'altra, mischiarne gli aggettivi e crearne di nuovi, pensare con profondità e lucidità nuove ed aliene. Quanto a fondo potevo trarre respiri e riempire i polmoni!  Quante boccate nuove e pulite di aria straniera, e poi camminare mille e mille passi instancabili lungo strade e marciapiedi sbeccati di calles y avenidas lontane da tutto, lontano da me stesso.     E pensare tra me e me, eccitato come un ragazzino, che avrei voluto che le mie ossa riposassero lì un giorno ormai non lontano, lì, sì, in terra straniera, oltreoceano, lontano diecimila miglia da dove venni partorito.      Perché morire è definitivamente straniero ed estraneo.     Morire è un linguaggio sconosciuto e traballante che non potrai mai apprendere. Una parol

Scivolando

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    Riemergo ora da un sonno profondo e silenzioso come l'andare a fondo in un lago scuro. Nuotavo lungo stretti canali in muratura, tunnel metropolitani scuri, scorgevo centri e piazze, scivolavo e risalivo gradinate. Il tempo e le stagioni si avvicendavano senza senso comune, mutando secondo i luoghi.       Navigavo a pelo d'asfalto scorgendo piedi e gambe, spesso incrociando cani ombrosi e gatti sospettosi male in arnese.         Procedevo anche con uno strano skateboard leggero, pieghevole, adattabile a scivolare sui terreni e ad arrampicarsi su gradini così come a solcare le acque. Poi nuotavo, felicemente, senza pensiero e direzione. Si avvicendavano laghi e piccoli stagni, poi ampi canali di campagna e fiumi sassosi.        Giungevo al centro di una piccola cittadina e nel passare sotto la gente ne coglievo l'accento, l'odore di vino e la bestemmia.    Ero a Udine, ne avevo la certezza e con essa mi giungeva l'intuizione di uno scopo, quel nuotare aveva sen

Zoomando interspazi

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Grana di pelle e grigi di cortile bagnato notte in occhi sfaccettati spazi interpolari zoomando istanti tuo nel grigiore a ingoiare quel colore e quella bruma, da sotto. all'inpiedi di scatto morbidamente il nero bianco l'altro giorno quadro notte, una posa il tuo viso più vicino al bar la notte la notte la notte ridendo più vicini arrampicati al bordo del nulla, a margine di quel bianco un po' più nero non grigio non bianco al mattino stanchi come avanzi le guardo e riguardo e le scarto mentre ti guardo, sono mie, solo loro sotto casa quella sera per scale con le piante le mie piante e il terrazzo hai suonato vado a letto domani vediamo ora è giorno con quell'ombra e quei cieli amari come laghi lontani come le tue mani e le unghie e sopracciglia la tua pelle sensibile come grana di pellicola

Provateci voi!

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PRO Provate a svegliarvi un mattino così pieni di sacra e salutare energia cosmica da sentire il plesso solare come un enorme mantice creativo colmo di ogni gioia e di parole da donare con profusione al genere umano. LOGO Provate a sedervi al computer e metter in parole questa fusione di gioia creatrice e forza innovatrice. Provate a guardare la tastiera senza la minima idea di come muovere le dita e sbloccare la paralisi mentale che ha totalmente azzerato ogni possibile pensiero compiuto, che ha cancellato anche l’idea stessa di sillaba. UNO Sempre più spesso cominciavo senza neppure tentare di terminare decine di racconti, semplici abbozzi di poche righe o addirittura brevi catene di sillabe cui avrebbe dovuto seguire, come un sacro rosario, l'eccelso capolavoro; il fulmineo e innovativo e inarrestabile, per non dire virale, racconto moderno che avrebbe mutato per sempre premesse e canoni della scrittura classica e creativa, un vero colpo di genio che avrebbe proiettato questo sc

Essere Zero

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ZERO Cominciavo, senza ormai neppure tentare di terminare, decine di racconti, in realtà semplici abbozzi di poche righe o addirittura brevi catene di sillabe cui avrebbe dovuto seguire, come un sacro rosario, il grande capolavoro, il fulmineo e innovativo e inarrestabile, per non dire virale (BANG!), racconto moderno che avrebbe mutato per sempre premesse e canoni della scrittura classica e creativa; un vero colpo di genio che avrebbe proiettato questo sconosciuto vettore umano nell'olimpo della letteratura; sarei stato definito “cubista della parola” e il mio incredibile autentico talento esplosivo avrebbe unito ed esaltato la critica dell’intero globo terracqueo. – ECCE HOMO – ecco dunque un essere superiore che si rivela finalmente al mondo come il nuovo e autentico messia della narrativa, seppur modestamente celato sotto l’ampio e discreto compasso di vari pseudonimi e acronimi circolari. UNO Provate a dire “e quant’altro...”: BANG! Provate a dire “nativi web”: Provate a d

Dove splendono le Coop

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Cieli al neon Tritacarne carrozzate Quarti di bue inscatolati  Lavorano basso Nella pianura ipermercata  dove splendono le Coop Dove splendono le Coop Al bar tazzine sporche di sveglie forzate Vecchi tossiscono quotidiani  E la bibliotecaria sogna risvegli Mentre attimi si susseguono Inesauribili E cani defecano su marciapiedi  Governati dalla fretta  Inutile Di giornate spese male

Once upon a time

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ONCE Fine anni settanta e sbuffi di vapore e cappotti rigidi dal freddo ci accompagnano per via Rialto, usciamo nella luce di quel dicembre pomeriggio e ci sorridiamo intirizziti, abbiamo voglia di baciarci ma prima fumeremo una sigaretta, sì, ci faremo pungere il naso da quel fumo acre che crea un’atmosfera carbonara metropolitana. Quanto potremo avere, tredici, quattordici anni? Non lo sapremo mai, il ricordo è indistinto come la nebbia dei quei giorni padani vissuti sotto il conforto dei portici; il sottile filo si spezza e quel mondo scompare all'improvviso tra un cinema e un biliardo e i giardini margherita che si riavvolgono alla moviola, con il batticuore per il gioco della bottiglia e le notturne magie d’amore di Battisti su TeleCapodistria che m'implodono nel petto   UPON Sono passati solo cinque anni dai tempi del Rialto e ogni cosa è cambiata; eccomi che cammino in fretta e furia contorcendomi sotto il giubbotto di pelle nera, schizzato come James White, d

La Cina è micina, see...

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... 'somma, devo assolutamente tagliare il bulbo che domani viene un cliente che ci tiene a vedermi così come mi immagina, un account bello e pronto al sorriso, un vincente del cazzo di una gagliarda agenzia; sapesse come si sbaglia sulle aspettative da zotico resterebbe a letto a fare il tirassegno con la sveglia. Ci ho poco "ghello" in tasca, così decido  di seguire il consiglione predicato  a ogni telefonata della mia cara ex moglie.  Con lei, ogni telefonata iniziava e finiva così:  "Devi assolutamente assolutamente — ripetuto minimo due volte colle esse sibilanti — provare i cinesi,  i cinesi sono bravissimi e costano pochissimo! ( ripetita juvant) e costano pochissimo! e costano pochissimo! ". Che spurgo di corea, che consiglione coi controcazzi, suggerito - per giunta -  dalla donna che mi ha allungato una pedata nel culo mel momento del "nella buona e nella cattiva sorte" . Ma la pilla non c'è e il capello tracima oltre il buongusto di

La Mente Universale può influenzare la realtà?

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"La sua conoscenza comprende non solo l'intero presente ma anche tutti gli eventi passati. Più o meno come il nostro pensiero può esplorare l'intero spazio e giungere a conoscerlo, così la Mente Universale può viaggiare avanti e indietro attraverso il tempo a volontà". Se le nostre menti fanno parte di questa Mente Universale, anche loro, come essa, sono non localizzate nel tempo e nello spazio. Ma, se le cose stanno così, perché ci sentiamo così localizzati? Perché avvertiamo un senso così schiacciante del presente e un così pesante senso di limitazione a questo spazio immediato? Nei diversi esperimenti in cui viene dimostrata l'inequivocabile influenza dello sperimentatore sui soggetti sotto osservazione, siano essi animali o esseri umani, si è potuto verificare che i dati numerici ottenuti variavano nella stessa direzione delle predizioni mentali e delle aspettative degli sperimentatori. Basta pensare al noto fenomeno della profezia che si auto adempie, per

Scivola vai via

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Stretta da corregge di cuoio  scivola su ruote gommate Volteggia nella chimica danza E soli morenti di corsia abbagliano con l'ultima luce dell'ultima notte il battito assente Scivola scivola scivola sommessa in ruvida stoffa Spugne d'amperaggio aspettano le tempie tue pietose alla deriva A lambire e cancellare come scritte sulla sabbia tutti i perché ogni come e qualsiasi relitto dove.