Essere Zero

ZERO

Cominciavo, senza ormai neppure tentare di terminare, decine di racconti, in realtà semplici abbozzi di poche righe o addirittura brevi catene di sillabe cui avrebbe dovuto seguire, come un sacro rosario, il grande capolavoro, il fulmineo e innovativo e inarrestabile, per non dire virale (BANG!), racconto moderno che avrebbe mutato per sempre premesse e canoni della scrittura classica e creativa; un vero colpo di genio che avrebbe proiettato questo sconosciuto vettore umano nell'olimpo della letteratura; sarei stato definito “cubista della parola” e il mio incredibile autentico talento esplosivo avrebbe unito ed esaltato la critica dell’intero globo terracqueo. – ECCE HOMO – ecco dunque un essere superiore che si rivela finalmente al mondo come il nuovo e autentico messia della narrativa, seppur modestamente celato sotto l’ampio e discreto compasso di vari pseudonimi e acronimi circolari.

UNO

Provate a dire “e quant’altro...”: BANG! Provate a dire “nativi web”:
Provate a dire “selfie”: BANG! BANG! BANG! Provate a dire “diritti GLBTBANG! BANG! BANG! Provate a dire “che un problema rappresenta un’opportunità” BANG BANG! BANG! BANG! BANG! Provate a dire qualsiasi idiozia postmoderna, nativi web o social network arguta, forza provateci dannati dementi digitali: BANG! CRACK! TUNGH! SPAM! CRASH! ZAC! RIP! BOOM! BANG! CRACK! BLAM! TUNGH! TABOOM! TABOOM!
Beccatevi questo, e questo e questo... BANG! fottute teste vuote!

DUE

Provate a svegliarvi un mattino così pieni di sacra e salutare energia cosmica, con il plesso solare trasformato in un enorme mantice creativo colmo di ogni gioia e di parole con profusione al genere umano. Provate a sedervi al computer per metter fusione di gioia creatrice e forza innovatrice. Provate a guardare la tastiera idea di come muovere le dita e sbloccarvi dalla paralisi mentale che ha totalmente ogni possibile pensiero compiuto, che ha annientato e dissolto l’ideona che ronzava allegramente nel vostro Gulliver. Ecco, ora sentite l’impatto secco ghiaccio scricchiolante che ha congelato il concetto stesso di parola, mentre fronte sentite formarsi l’immenso cratere fossile che ha sostituita il vostro esplosivo originale e geniale SILLABANG.

TRE

Tutto questo incessante lavorio si compiva all'interno della mia modesta e cranica, ogni tentativo approdava alla desolazione più pneumatica ed eccomi d’un fiato il calice più amaro mentre mi era impossibile mettere a tacere la mi sussurrava “idiota... smidollato... fallito...”. Ed ecco giungere un’angosciante delusione formato famiglia a braccetto di una umiliazione più intima e corrosiva, e più in fondo scorgo già il pesante Oscar omaggio al saltimbanco smascherato mentre odo un sussurro maligno “sei incapace anche di essere all'altezza di te stesso, e dire che sei un nano della letteratura, ma non arrivi neanche lì, puoi solo misurarti col metro del fallimento...!”. Subdola, maligna, strisciante ma ragionevole questa vocetta in falsetto che mi dileggia, e ha ragione, perché non è soltanto la questione dell’ideona mondiale vaporizzata, è che non c’è più traccia del grande slam verbale, non c’è verso che ritrovi il bagliore che ho intravisto, quel lampo che mi esenta da qualsiasi stile e narrazione e tuoni un magico mantra di parole scintillanti presso il grande timpano del mio super-io, laggiù, alle oscure proibite porte dell’inconscio ai confini del delirio sciamanico. Ero caduto preda della preda alla ragione, colpito dal mnemoblocco verbale, congiuntivo e di moto a luogo, quella era un’inguaribile, acuta, forma di dislessia tipografica.

QUATTRO

Provateci voi a svegliarvi una mattina senza dare uno sguardo a Facebook, provate a non fare il primo stupido test che il vostro amico ha appena postato, provate a non pubblicare il risultato che nonostante sia di un’idiozia cosmica vi ha carezzato l’ego ipertrofico, provateci voi a tralasciare le cose inutili ma divertenti e a concentrarvi sulla pagina bianca che vi aspetta come un plotone d’esecuzione di vuoto verbale. Provate a non procrastinare, provate ad affrontare la giornata senza un minimo di cazzeggio tra caffè e sigaretta, provate a non guardare il dannato smartphone per capire se la tipa vi ha risposto su what’s app o se ha letto il messaggio e vi ha tranquillamente e sadicamente ignorati e poi provate a non accendere il computer che ormai è diventato un piacevole nemico col quale lottare fino all'ultimo megabyte. Provate a rilassarvi e a pensare che la vita è vostra e che il tempo è tutto il patrimonio che vi resta, un capitale sempre più scarso e sempre più prezioso. Provate allora a inspirare profondamente e a ignorare ogni pensiero malevolo e molesto, e a quel punto provateci voi a dire “solo per oggi” voglio vivere un giorno di vita davvero libero e non necessariamente intelligente, sedici ore tutte per voi e per le vostre orecchie e per il vostro naso e il vostro tatto, per sentire che profumo ha questa giornata tutta vostra, per ascoltarvi mentre cantate o fischiettate melodie improvvisate, per sentirvi sfiorare dalla brezza e scaldare dal sole e amare tutte le semplici cose che vi circondano e che potrebbero sparire per sempre in un attimo, provate ad assaggiare quel gelato che non mangiate per paura delle calorie o perché vi terrorizza sentirvi di nuovo bambini.

CINQUE

Provateci, provate una giornata analogica, sedici ore speciali, assaporatele, abbracciatele, stringete ogni minuto, baciate i secondi, amate quel flusso lieve, quello stupore e poi ditemi come si fa a tornare alla fottuta vita digitale di ogni giorno dimmerda.

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