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Visualizzazione dei post da 2010

LOVE STORE - by Bzzz.

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Shhh.. Sciaf... Woosh. Come per il mare in ogni porto, amare fu la sua fine. Voltaire diceva cose sagge, ma lui non era saggio. Lui invece aveva il cuore e lo metteva lì;  in ogni cosa  metteva il suo cuore, a disposizione.  Poi fu l'anno del grande avvento. Il televisore. Un mondo in ogni casa, un amore in ogni cuore così il suo si prosciugò d'inutilità. E un cuore non si ripara, non c'ha transistor e relé, né pulsanti e manopole. Mica puoi aggiustare la verticale, trovare un nuovo canale da ricevere in diretta. Un cuore si vuota e intristisce. Poi muore. Così si mise a camminare, errando in cerca di una vedova, d'un orfano o di un cane perduto. Eran suole vecchie le sue, ma il sorriso era sempre pronto, poi moriva a ogni uscio chiuso,  a un diniego, ammainava la bandiera. Ripiegava le labbra in una smorfia,  a ogni villaggio sempre più amara. Finché il sorriso fu come il suo cuore, un guscio vuotato e smarrito. Incerto come un cane bastonato,

Language is a Virus - age gnual si arivus

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Paradise Is exactly like Where you are right now Only much much better. I saw this guy on the train And he seemed to gave gotten stuck In one of those abstract trances. And he was going: Ugh...Ugh...Ugh... And Fred said: I think he's in some kind of pain. I think it's a pain cry. And I said: Pain cry? Then language is a virus. Language! It's a virus! Language! It's a virus! Well I was talking to a friend And I was saying: I wanted you. And I was looking for you. But I couldn't find you. I couldn't find you. And he said: Hey! Are you talking to me? Or are you just practicing For one of those performances of yours? Huh? Language! It's a virus! Language! It's a virus! He said: I had to write that letter to your mother. And I had to tell the judge that it was you. And I had to sell the car and go to Florida. Because that's just my way of saying (It's a char

Stig Dagerman - Il nostro bisogno di consolazione.

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Stig Dagerman - Il nostro bisogno di consolazione. Lascio sogni immutabili e relazioni instabili. Lascio una promettente carriera che mi ha procurato disprezzo per me stesso e unanime approvazione. Lascio una cavità reputazione e la promessa di una ancora peggiore. Lascio qualche centinaio di migliaia di parole, alcune scritte con piacere, la maggior parte per noia e per soldi. Lascio una situazione economica miserabile, un'attitudine vacillante rispetto ai interrogativi del nostro tempo, un dubbio usato ma di buona qualità e la speranza di una liberazione. Porterò con me nel viaggio un'inutile conoscenza del globo terrestre, una lettura superficiale dei filosofi e, terza cosa, un desiderio di annientamento e una speranza di liberazione. Porterò inoltre un mazzo di carte, una macchina da scrivere e un amore infelice per la gioventù europea. Porterò infine con me la visione di una lapide, relitto abbandonato nel deserto o nel fondo del mare, con questa epigrafe:

Terre occidentali, l'addio di Burroughs

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L'ultima opera assume il valore di un testamento spirituale e artistico di un grande scrittore, considerato il nume tutelare della Beat Generation.   The Western Lands È sugli scaffali il romanzo Terre occidentali ( The Western Lands , 1987), un'opera del grande scrittore William S. Burroughs che conclude la trilogia iniziata con Le città della notte rossa e proseguita poi con Strade morte (Elliot — 2008). Tema centrale dell’opera è l'immortalità. Prendendo spunto dal Libro dei Morti egiziano, il romanzo esplora lo stato dopo la morte attraverso il sogno, passaggi allucinatori, occultismo, superstizione e teologia cristiana, secondo il particolare sguardo sulla realtà tipico di Burroughs. La prosa procede con agilità avanti e indietro nel tempo. Molti dei personaggi e degli episodi descritti sono tratti dalle esperienze di vita dell'autore. Burroughs riconosce di essersi ispirato al romanzo Antiche sere di Norman Mailer pubblicato nel 1983 e

Strade Morte - William S. Burroughs

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Il secondo capitolo della trilogia Le città della notte mescola fantascienza, il western e la fascinazione gay.   Cover originale Il titolo originale di questo libro era La famiglia Johnson . “La famiglia Johnson” era un’espressione usata verso la fine del secolo per indicare vagabondi inoffensivi e ladri. Divenne sinonimo di un codice di comportamento. Un Johnson onora i propri impegni. Mantiene la parola ed è bello fare affari con lui. Un Johnson bada ai fatti suoi. Non è un ficcanaso, un moralista, un piantagrane. Un Johnson sa aiutare quando c’è bisogno di aiuto. Non sta con le mani in mano mentre qualcuno annega o è intrappolato sotto un’auto in fiamme.L’unica cosa che potrebbe unire il pianeta è un programma spaziale unificato.., la Terra diventa una stazione spaziale e la guerra è semplicemente fuori questione, irrilevante, palesemente folle in un contesto di centri di ricerca, porti spaziali, e nell’euforia di lavorare con gente che ti piace e che rispet

The Unspeakable Mr Hart - Ah Pook is here - W. Burroughs, M. McNeill

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È tornato Ah Pook - Torna alla luce l'originale dell'unica graphic novel concepita dal talento visionario di William Burroughs.

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La storia racconta del miliardario Josh Stanley Hart, cinico magnate dei giornali privo di scrupoli, che scopre in un antico testo Maya il segreto per la costruzione di una macchina in grado di controllare l'intera umanità. Hart arriverà a uccidere il suo miglior amico per mettere in atto il proprio piano, finché tramite la macchina cercherà di controllare anche lo scorrere del tempo, diventando immortale. Ma dalle nebbie del passato emerge la divinità Maya Ah Pook, che scatenerà flagelli biologici sull'umanità per impedire ad Hart di ultimare il suo folle piano. Una tavola di The Unspeakable Mr.    La storia della creazione della graphic novel è quasi travagliata quanto quella raccontata. Il progetto nacque nel 1970, quando Burroughs viveva a Londra, dalla collaborazione con il disegnatore Malcom McNeill . Il risultato fu The Unspeakable Mr. Hart , striscia mensile che comparve nell'edizione inglese del magazine Cyclops . Quando Cyclops cessò le pubblicaz

language - Age Ganul

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I fottuti stronzi - William Burroughs (VICOLO DEL TORNADO)

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I l vecchio padrone di casa è svegliato da qualcuno che sta battendo alla porta. «Oh, Dio», dice in tono lamentoso, «un altro indiano ubriaco». S’infila il giubbotto militare e sistema nella tasca laterale una rivoltella dal naso camuso – come quella che uccise Lennon –‚ ottenuta con tanto di autorizzazione governativa. Si appoggia alla parete avvertendo un dolore acuto al braccio e alla spalla sinistra. «Vattene. Chiamo la polizia.» «Sarà troppo tardi prima che combini qualcosa di buono. Hai rovinato mia figlia.» «Veniamo all’istante, signore.» La porta sta per cedere. Il padrone di casa, pistola spianata, sta a due metri di distanza dalla porta. Si odono le sirene. La porta si spalanca. L’indiano si precipita dentro con una mazza da baseball, lo sguardo feroce, come un cavallo impazzito. L’auto della pattuglia si arresta con stridore di gomme. Il padrone di casa spara alla gamba dell’indiano. L’indiano cade, si rotola su un fianco, gemendo. La porta vien giù di schianto, i piedip

Libro delle ombre - William Burroughs (VICOLO DEL TORNADO)

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Il dottor Hill prese un rotolo di carta e si schiarì la gola. «Non deve essere così evasivo con me, dottore. Si tratta di cancro, vero?» Oltrepassando le fessure di una persiana, i raggi del sole pomeridiano ricadevano sull’uomo che parlava‚ come attraverso sbarre di prigione... un uomo magro‚ attempato, con indosso un abito grigio e logoro‚ un pesante bastone tra le esili ginocchia‚ uno di quegli anziani che si vedono seduti sulle panchine dei parchi o intenti a giocare a bocce. Riparati da occhiali con montatura d’acciaio, gli occhi‚ tuttavia‚ brillavano di una gaiezza inquietante‚ di una gelida e distaccata felicità. «Dopotutto, dottore, ci conosciamo da lungo tempo.» Da lungo tempo. Il dottor Hill era forse l’unico a Boulder che sapeva che l’uomo seduto di fronte a lui era stato un tempo il miglior tiratore dell’Ovest. Non il più veloce, ma il più preciso. «Sì, è un cancro. Naturalmente potrebbe essere operabile... debbo ispezionarlo per esserne sicuro, ma...» «Lo dubita.» «

Non è divertente? - Charles Bukowsk

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Quando eravamo ragazzi distesi sull'erba a pancia in giù parlavamo spesso di come ci sarebbe piaciuto morire Ed eravamo tutti d’accordo su una cosa: ci sarebbe piaciuto morire scopando (E nessuno di noi aveva mai scopato fino allora) Ora che non siamo più bambini pensiamo di più a come non morire E anche se siamo pronti molti di noi preferirebbero farlo da soli sotto le lenzuola Ora che la maggior parte di noi ha fottuto via la propria vita.  © 1986 Charles Bukowski . Da  “You Get So Alone at Times That It Just Makes Sense”

Per te che non puoi capire

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La notte esausta  sferraglia  Lamiere sfregiate  cuori divelti  e ventri d'assenzio  Passa la notte sull'ombra impigliata  nella battigia assassinata  dove l’albatro muore  mentre danzi  il sirtaki amaro  del tradimento.

Il gatto in noi - William Burroughs

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A parte la parentesi egizia (con la sua adorazione in vita e in morte), le persecuzioni, d'ogni genere, sul gatto non si contano: non soltanto nei secoli più mistici e bui ma, duole dirlo, anche in fasi indubitabilmente laiche, illuminate e carnascialesche (si veda il libro di Robert Darnton, "Il grande massacro dei gatti", Adelphi, Milano 1988. Peraltro, dal maggio scorso, una barbarica, inverosimile sentenza della Corte di Cassazione riconsegna i gatti allo smercio indiscriminato per la vivisezione). Ad attirare roghi e altre piacevolezze non furono soltanto superstizioni demoniache, ma un'intolleranza di fondo verso la misteriosa, fierissima indipendenza di questo felino. A parte il saggio e benefico "gatto con gli stivali" di Perrault, la letteratura si compiacque di tramandarne soprattutto l'essenza luciferina, l'ambigua selvatichezza, l'abilità nelle apparizioni e sparizioni repentine: il gatto si materializzav

Archibald Kobayashi

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Le mie care "pupille"

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Ti lascio in buone mani

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Ti lascio al tuo dolore  che tu possa seguire la tua strada  che non è quella divisa con me ti lascio alle tue decisioni  alla tua formidabile organizzazione  della tua difesa  alla tua assenza e alla tua anestesia,  ti lascio in buone mani perché sono le tue alla tua vita e al tuo domani  e cancello quella parte di me  che era nata per te  e che ora non è più tua o mia  ma di nessuno.

scattidinervi

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sfuoscatti

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