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Contort Yourself

C'è stato un tempo. Un totale di anni addietro, ovviamente non avanti. C’è stato un tempo che si frequentavano le discoteche. Cessi di periferia metropolitana (morfineria petroliniana) o dei paesini come Medicina. Alcune disco, a essere sinceri, n on facevano totalmente schifo. Il nostro umore sì. Sempre. Indifferentemente dal contesto. Eravamo fatti così. Molto male, evidentemente. Una volta che si gironzolava da quelle parti, i miei compagni e io avemmo fortu na di assistere a una perfomance – come si diceva quella volta, per le prime volte - assol utamente inaspettatamente, di un grande sassofonista funky della scena di New York. James White. Anche detto James Change per via dei suoi repentini cambi di musicisti, di nome della band, e soprattutto per via del suo instabilissimo umore del cazzo. LO spettacolo fu superiore a ogni cosa avessimo visto in precedenza. Il punk – che adoro anche oggi a 50 anni suonati – ci sembrò dance. La violenza di quel sound che stor