Poi accadde qualcosa di singolare. Mio padre morì. […]. Il quarto giorno, tra gran sorsate di Angelo Musso, costruimmo l’impalcatura; ora ci mancava solo mezzo metro. Nick, che era morto, non provava alcun dolore nel posare le pietre. Non era più il capomastro precisino, puntiglioso e fastidioso di un tempo: il muro era tutto una zacchera, la malta colava formando come delle grosse torte alla base. Là sotto, ancora vivo, io spaccavo pietre, me le caricavo sulle spalle e le portavo sull'impalcatura; e poi un bel giorno, non ricordo quale, morii anch'io. Devo esser morto coraggiosamente e senza strepito: non mi ricordo di aver emesso lamenti o lacrime. All'inizio ci fu questo dolore lancinante alla regione lombare, dovuto al troppo picconare, e vagando nella foresta, così come gli atri dolori – il mal di piedi, le vesciche sulle mani, le fitte alle reni – uno per uno erano tutti svaniti, e così sentii cessare il sistema nervoso. Quando torno a morire, pensai, e senza dubbi...