TopoTriste e Pipistrello Ubruìiaco - RIIILOD


EUNOOO

   La notte brucio il tempo tra verticale e orizzontale – prima che sia mattino – con paglia in mano, affacciato alla mia finestra. Occhio a mezz'asta per via del fumo, sguardo bieco di default e anche perché il fottuto il Tavor li fanno con il talco del cazzo – grazie alle multinazionali del cazzo – insomma, sono lì che lumo per la millesima volta un grigio piccolo pipistrello che sbatacchia nell'aria come un epilettico del cazzo. Magari è alla caccia di una manciata di moscerini coraggiosi e zanzare dello Zanzibar, o chissà di che minchia o di qualche succosa e grassa falena del cazzo. 
   Cazzo… Mi viene il vomito se penso cosa ingoia il buon vecchio pipistrello ubriaco, che l’ho ribattezzato io così – e magari lui era pipistrello mormone o qualche cacata del genere – in un'alba insonne che ero in vena di celebrazioni. 
   Beh, fatto sta che piano piano inizio a provare dei fottuti sentimenti per quel frullatore della notte – per quel cazzone vampirizzato che frulla le notti come se non ci fosse un domani, come me – e, sì, insomma subito dopo il battesimo mi ci sono un attimo affezionato... un po' come fosse un parente o robe del genere. Niente di speciale, ok? Ma sempre qualcosa di più di un dannato sconosciuto. 
   Ognimmodo comincio a dargli un'educazione, che mi pare una cosa ottima anche per un pipistrello. Magari un giorno mi dà delle soddisfazioni, mica come i figli, lui. Con un fischiettio che faccio uscire dai denti spezzati – per via di un cartone sul grugno mentre ero sborniato, ovviamente alla vigliacca – provo a dargli qualche dritta sulle farfalle più lente e stupide, che si vedono proprio a occhio da come sbatacchiano in continuazione contro il lampione fuori dalla finestra di camera mia. Toc... toc... toooc... tooc.. tuc... tuc... toc... e via senza cambiare di un grado quelle fottute virate da kamikaze del kazzo. 
   Fischietto soprattutto per attirarlo, che non si sa mai dove cazzo va dopo le due di notte. Forse, che so, si crede un gagliardissimo vampiro tipo quello là che poi è morto, un dannatissimo attore che non mi ricordo mai come minchia si chiama… no, non il Lugosi, quell'altro insomma. No, in vecchio Bela so benone, che cristo di vampirone era. Un vero gattone. Neanche gli zampironi all'aglio lo facevano secco. Era un peso mica da ridere 
Comunque sono lì che fischio ed ecco che, stranamente, si degna di farsi vivo... 

EDDUEEE 

   Pare in ottima forma; deve aver fatto il pieno di farfalloni notturni. Cazzo, mi vengono i brividi a pensare alla merda che mangia. Peggio della mia dieta alla sick boy. 
   È schifosamente in forma, praticamente tondo, cazzo. Tanto che mi chiedo come riesca a volare. SPLAT… SPLAT… SPLAT… un fottuto miracolo della fisica aerodinamica  Volteggia con una certa grazia (un’amica di anna, ah ahah aha) attorno alla lampada stradale e allarga il cerchio a ogni giro, sfiora i muri e la mia finestra; beh, vorrei mica mi sbatte contro o che prende sul serio il mio invito. Voglio addestrarlo io, mica diventarci culo e camicia. 
   Lui fuori a svolazzare e a sbattersi quale pipistrella e io qui a disegnare crocette sul muro accanto alla finestra del solaio. Una specie di totalizzatore tipo corse dei cani. Tot zanzare… una crocetta, tot falene… una crocetta, e un asterisco - orgogliosamente a punta grossa - quando il mio ragazzo va in buca. Posso anche organizzare un giro di scommesse con gli altri cenciosi dell’isolato, mi dico, tanto per rendere la faccenda più gagliarda e fruttifera. Ok, cazzo, progettone coi fiocchi! 
    Qui si deve passare immediatamente - senza cazzi di indugi - all'addestramento paramilitare; roba da marines: farsi rispettare, cazzo, e regole severe che sennò mi ritrovo un figlio teppista e zero soldi... un violento capace di sbatacchiare le membrane in faccia a Suo Padre. IO. 
   Notte dopo notte abbatto qualche zanzarone e un totale di farfallone; le acciacco solo un po’ che restino gustose per pipistrello ubriaco; eppoi fischi tipo alfabeto a ultrasuoni di mia invenzione (devo pensare al brevetto) e quando arriva il mio ragazzo, gli lancio il bottino al volo. Faccio cilecca circa un milione di volte e inizio a rompermi il cazzo ma a metà dell’estate inizia a funzionare. Il più delle volte nisba; ognimmodo mica è campionato mondiale tutti i giorni, neanche che Mister Universo lassù in cielo sta lì a lumarmi col suo triangolo occhiuto. 

ETTRE! 

    Poi, mentre sto là ad allenare quel cazzone del mio figlioccio (figliolo è troppo fottutamente compromettente), una notte che è quasi alba e la luna illumina la soffitta, vedo un movimento quasi ai miei piedi. Lì dove ho impilato una discreta strage di falene e mosche cadaverizzate, vedo dei baffi bianchi e lunghi spioventi attaccati a un musino che sembra quasi quello del mio ragazzo. Invece, cazzo, guardo meglio e sì, è una dannato topo… un pipistrello quadrupede e handy, senza li insomma. 
    Mi guarda dritto negli occhi con quelle sue perline nere e lucide, carine in fondo come quelle del poastro del miglio verde del cazzo, quel filmone lacrimevole dovre friggono il nergro coi poteri extra super. Ed è lì che mi imparanoio un attimo, che mi frulla in testa che forse vuole ipnotizzarmi per fregarmi il carico di insetti. 
Cazzo! Posso mica permettermi degli sperperi del genere io, col quel ragazzo da mantenere e allenare che mi costa un occhio della testa. Notti insonni, percentuali e calcoli di probabilità, insomma un fottuto studio statistico semicomputerizzato col mio cervellone naturale; roba che a volte mi stupisco da solo. 
   Quindi passo al contrattacco e inizio a fissarlo nelle palline nere. Ti ipnotizzo io cazzo di topo sbilenco… stai a vedere che ti cuocio il cervello come al tipo del miglio verde (mi piace un sacco quel film, cazzo) che è l’unico libro che ho letto in vita mia e che mi serve tipo bibbia del cazzo, per cercare delle risposte, insomma. Ai grandi domandoni della vita, intendo.
    Quando mi sveglio a momenti casco dalla sedia, per via di un movimento spasticato contrattivo alle chiappe del culo. Prima cosa che faccio, vigile come sempre, butto un occhio in giro per la soffitazza e vedo subito che l’insettaglia è sparita. Puff. Cazzo. Evaporata. Minchia, tipo il risveglio della mummia (filmone che mi sono perso) è possibile? Il giorno degli zombie? Alzati e cammina, insomma, come quel tipo di quel film che non ho visto… come si chiama pure lui, Lazzaro, Azzaro? Boh, un nome del genere, fatto sta che il tipo era stecchito ma quando lo chiama un altro tipo che alla fine del film risorge anche lui, un ebreo anche lui, insomma quest’altro tizio che si chiama Lazzaro si alza e cammina. 
    Sì, per davvero, un attimo prima sta impestando la stanza col suo lezzo da cadaverognolo e un battito di ciglia dopo ecco che zompa in piedi e comincia a fare una specie di maratona del cazzo per tutta stanza, cosa insolita per un cazzo di morto. Tanto che ai parenti, mi pare, gli viene una mezza paralisi cacatoria. Si bloccano lì imbaccaliti. Poi però ringraziano quel tipo che risorge alla fine del film, insomma.
    Quel giorno lì inizia la mia amicizia con quello che sarà il mio secondo è più amato bamboccino e che battezzo come Topo Triste. Sì, perché quando la sera lo trovo col pancino gonfio e mezzo morto per l’indigestione di insettaglia, inizio a fargli una respirazione artificiale colla cannuccia che avevo usato una volta per bere l’unica bibitazza anal della mia vita. Gli apro e chiudo i braccini e poi passo alle gambine, premo sul cuoricino coll'indice e, insomma, più che altro spero che non ci resti sotto. Beh, roba strana, ma alla fine si riprende di brutto, rotola di lato e scoreggia come un cristiano. 
    Da lì in poi si stringe amicizia. A lui il giorno e a Pipistrello Ubriaco la notte. Due regni che non incontrano quasi mai; poi però il vecchio Topo Triste si prende una brutta storta per una roba che mica capivo sul momento. 
   Una sera che resta alzato fino a tardi, Topo Triste conosce Pipistrello Ubriaco (mi dicono che queste abbreviazioni vanno alla grande) e insomma fanno una mezza amicizia di quelle vere. Io sono anche contento che così la famiglia è unita e non mi sembra più di tradire uno coll'altro  Contentone, insomma.
    Ma la tragedia del cazzo è dietro l’angolo, sennò che vita sarebbe? 
   Giorno dopo giorno Topo Triste si tormenta perché crede di essere un topastro spasticato, senza ali perché è finito nelle mani del dottor Menghele e cose del genere… insomma diventa più paranoico di Nixon e io mica ce la faccio a spiegargli per bene che Menghele se la sta spassando in Brasile a fottersi quale bella culona e a sborniarsi Cachaca, che gli esperimenti con l’LSD non li fanno nelle topaie come la mia e che la tetrazina non c’entra neanche lei in questa faccenda che lui c’ha le braccine anziché le ali del cazzo. 
    Be, niente da dire. Anche io sarei depresso se non avessi mai visto una topa e pensassi di essere una specie di angelo monco. Sì, uno destinato a volare a testa alta ogni notte… uno tipo quelli della RAF (Royal Air Force, che l’ho letto su un numero di Storia Illustrata che il barbiere ha buttato via e che uso per pareggiare le gambe del tavolo), uno che osa e che vince. 
    Per cui provo a trovare una topina da presentargli ma zero, il vicinato è di poveracci spocchiosi che si danno più arie dei nobilastri. Tipo che ci tengono a chiamare il Disinfestatore un paio di volte l’anno, e quello per non saperne di proteste da parte dei pulciosi e tuttoquanto, cosa fa? Appesta tutto il quartiere con una dose quadrupla a quella che userebbe nelle favelas, tanto per non sbagliare. Così fatto è che non ci sono molti topi vivaci in giro, e neanche scarafaggi e ragni; insomma la vita è un po‘ come a Cernobyl dentro alla centrale e vicino al nocciolo. Impossibile. Quindi fatico come un pazzo a trovare una codina da sponsorizzare. 
Topo Triste diventa sempre più, mica per la mancanza di topa, che lui neanche sa cosa sia, no, sempre per via che chiede a Pipistrello Ubriaco come sia volare. Roba che mica l’latro gli risponde “bello, sai, però ci vedo un cazzo io, tipo che preferirei vedere anziché volare…“.
    No, lui mica fa questi pensieroni filosofici, quel cazzone volante gli racconta cose mirabolanti sulle sue avventure notturne, sui voli rasomuro, sulla caccia assassina all’insettaglia e via con stronzate piratesche che chissà dove ha sentito. Che io mica ci ho la Tv, figurati. Sono mica schiavo dell’informazione e della réclame, io, checcazzo
    Ognimmodo fatto è che penso di dargli qualche antidepressivo che ho rubato dalla vecchia che vive in seminterrato. Sono dei pastiglioni che dovrebbero fargli bene, tirargli su il morale alla truppa. Così inizio a impastare un po‘ di cimici, che finalmente è stagione e il DDT non gli fa una sega, e pastglioni tritati e dopo gli do forma con uno stampino a forma di scarafaggio che ho fatto colla mollica secca. 
    Topo Triste rifiuta il cibo subito dopo la prima dose che lo spedisce del Nirvana dei Topi per ventiquattrore; mica è scemo, mi ha sgamato subito che ero colpevole. Forse anche per via della mia faccia che non nasconde benone bugie e segreti. 
Nel giro di una settimana Topo Triste diventa l’ombra del topo che era, cioè peggio di Lazzaro prima che arriva quell'altro tipo coi buchi sulle mani (che poi gli vengono dopo). Sta sempre sveglio, ogni notte davanti alla finestra a guardare le acrobazie di quel deficiente di Pipistrello Ubriaco che sbatacchia attorno ai lampioni, dove le falene più allocche vanno a farsi ammazzare (esattamente come avevo detto io a Pipistrello Ubriaco durante l‘addestramento). 
    Proprio adesso che Pipistrello Ubriaco sarebbe preparato per fare da campione nel mio giro di scommessone, ecco che il mio ragazzo più fragile, quello che gli voglio più bene, mi muore di malinconia; perché lui vuole volare. Nient’altro. Solo alzarsi in volo la notte come un Cruise su Bagdad. La fica non sa neanche cosa sia e qui ammetto le mie colpe di padre, che si sa che ricadono sempre sui figli. Cazzo.
    Passo al piano “B„ anche se non ci avevo neanche il piano “A„ – ma sono uno che improvvisa alla perfezione io – e così penso di fargli un paio di ali carta. Insomma, ci provo e ce la metto tutto ma Topo Triste casca sempre per terra con un piccolo SPLAT – proprio come Vil Coiote – mentre le ali vengono giù piano dopo di lui, roteando senza rumore. 
    Il paracadute pare un’ideona migliore anche per lui e infatti per un paio di settimane ricomincia a mangiare e a ogni lancio riuscito sembra come Lazzaro. Resuscitato. Ma la vita è una caccola e ci si abitua a tutto, sia alla galera sia al paradiso. E così neanche sono lì che canto vittoria e Topo Triste riprende il suo inesorabile down; sembra un cazzo di lemming. Fatto così, lui; o tutto o niente. Meglio la morte che il disonore. 
   Un piccolo cameraten. Povero Topo Triste. Mica lo sa lui che al mondo bisogna essere paraculi e codardi per sopravvivere. 
   Sempre più spesso lo becco sul davanzale. Fissa fuori con lo sguardo lontano, perduto nella notte e in voli impossibili. Mi inizia a venire la depressione anche a me perché mi fa capire di quanto sono sprofondato nella merda, così tanto che non vedo più neanche l’orizzonte di un idea ma solo il mio encefalo piatto. Sono un vinto. Battuto, beat del cazzo, perdente povero e morituro segaiolo squattrinato disoccupato dimmerda
   Ha ragione Topo Triste: o si vola o si muore. Proprio come le ideone che muoiono all’alba. 
Così alla fine penso che in fondo l’ho fatto apposta a non starci attento. Come lasciare in giro un chilo d’eroina con un tossico in casa. Così anche quando Pipistrello Ubriaco è andato in letargo, anche quando ha rinfrescato e l’odore triste della pioggia era meglio evitarlo, ho lasciato le finestre aperte. 
    Credo di avere sempre saputo che il mio ragazzo voleva solo quello da me. 
Così arriva quel giorno che spunto dalle scale appena in tempo per vederlo balzare come un kamikaze e lanciarsi nel vuoto, lasciando il davanzale e me dietro alla sua piccola sagoma. 
Salto come una cavalletta storpia e sbatto il mento sul cordolo ma non importa perché così riesco a vedere Topo Triste che vola. 
   “Vola topo triste, vola!” dico mentre incredulo lo vedo librarsi nell'aria della notte – VOLA, CAZZO! DAIII vola PERDIO!… – Ma quel librarsi dura un cazzo e lui cola, cazzo, cola giù a picco precipitando con la codina spelacchiata che frusta l’aria e un attimo dopo i baffi toccano l’asfalto… ed è subito uno splat splatchunk liquido e senza pietà che mi arriva alle orecchie. Topo triste è una macchia tra le ombre della notte, tra le cicche e gli sputi, tra le bucce e i rifiuti, adesso topo triste è a casa. 
    Distinguo appena il pelo rado e grigio appiattito a pelle d’orso, macchiato di sangue, mentre immagino i dentoni di topo triste piantati nel catrame. L’ultimo affondo dei suoi incisivi gialli. Cazzo, mi viene un lacrimone e inizio anche a moccolare. Brutto spettacolo del cazzo; per fortuna che non c’ho ho una donna a guardarmi non c’ho una cazzo di donna da anni. Una vita di seghe e miseria. Insomma sono lì che mi commuovo sul serio perché la mia vita sembra peggio di quella di topo triste, quando un’ombra grande come una casa del cazzo compare sulla strada. 
    Spalanco gli occhi perché è veloce come una scoreggia e vola così radente che in un lampo copre topo triste, si sovrappone e diventa quel vecchio barbagianni del cazzo che tutti, qui nella corea dimmerda, si pensava stecchito e marcito da un pezzo. Acchiappa la cotenna di topo triste e lo solleva in aria tra i suoi artigli del cazzo mentre col becco strappa indietro di brutto. Cazzo, se lo sta pappando! 
    Allungo il collo fuori dalla finestra, sbatto la testa nello stipite e bestemmio  poi urlo a squarciagola “topo triste, cazzo hai fatto porcoddio? ti sei fottuto il cervello… sei morto porcaputtana miseria adesso cazzo faccio?”. Ma il grido s’è spento nell'aria morta della strada.
    Neanche un eco del cazzo. Niente. Merda completa..
   Mi gratto la pera lì dove l’ho sbatacchiata e lascio andare un fischio basso. Alzo la gamba e mollo una scoreggia  E questo mi fa pensare una cosa seria. 
   Beh, cazzo, in fondo non è una brutta fine. Alla fine puoi essere contento topo triste. In una maniera o nell'altra adesso voli. Spremo un’altra lacrima e mollo un’altra scoreggia, il che mi fa proseguire in questo ragionamento quasi magico che mi fa sentire nobile e profondo, così sussurro nella notte “In qualche modo hai messo topo triste, le ali… vola, vola lontano….”
   Salvo essere cacato sui campi alla prossima missione notturna di barbagianni. Eh.

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