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In loving memory

 

Out of me

 

Alternative OpenPlanet

 

L’amore e la morte al tempo dei Gaznevada

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           Eravamo vivi, eravamo giovani, non volevamo cambiare lo status quo, volevamo cancellarlo. Eravamo amici ed eravamo colmi di stupore e interesse per la vita, la vita che non fosse quella dei nostri padri. Eravamo affamati ed eravamo pazzi. Doveva essere a cavallo tra il settantasette e il settantanove, a Londra era da poco esploso il punk. L’aria vibrava. Il selciato era infiammato. E noi eravamo pronti a bruciare. Eravamo Max  il biondo , Robby  Robs , io,  il Bandito,  Test detto  Chiodo  e un pugno di altri amici amati tra i tantissimi fratelli di furia. Tra noi c’erano dei grandi e c’erano dei bastardi. Fummo spavaldi e fummo disperati fino alle estreme conseguenze; alcuni di noi morirono subito, spazzati via nel giro di un paio di anni.  Pagammo t utti un prezzo altissimo. Tra i più ricordi intimi di quegli anni, a parte Il Biondo che era quasi più di un fratello, oggi il mio pensiero corre a quella nostra sgangherata banda in continuo fiorire e morire; rammento

Dispensa papale

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Frigo vuoto. Credenza in bilico. Dispensa papale. Spaghetti e ancora spaghetti. Condimento zero. Ma, attenzione. Un fondo di yogurt bianco (razzismo alimentare), un barattolo di senape destinata a uso dubbio (non ricordo di averlo comprato), pepe nero (per equilibrarmi nel politicamente corretto), tanto. E poi, peperoncino (i cinesi sono il futuro). Cuoc(io) gli spaghetti. Condisco a fantasia, mica come Monti che "confisco" quello che mi pare . Mischio con forza ed entusiasmo eccessivi. Guardo. Annuso. Sa di buono. Seratona fatta. Domani si presentano delle ideone a un grosso cliente. Un culo enorme. Se digerisco, se sopravvivo, se mi sveglio, se vado in agenzia. Beh. Sarà una giornata di svolta per la mia alimentazione. Cred o.

Racconto d’autunno - Once Upon a Time

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ONCE          Bologna fine anni settanta; sbuffi di vapore e cappotti rigidi dal freddo ci accompagnano per via Rialto, usciamo nella luce di quel dicembre pomeriggio e ci sorridiamo intirizziti, abbiamo voglia di baciarci ma prima fumeremo una sigaretta, sì, ci faremo pungere il naso da quel fumo acre che crea un’atmosfera carboneria metropolitana.           Quanto potevamo avere, tredici, quattordici anni? Non lo sapremo mai, il ricordo è indistinto come la nebbia dei quei giorni padani vissuti sotto il conforto dei portici; il sottile filo si spezza e quel mondo scompare all'improvviso tra un cinema e un biliardo e i Giardini Margherita che si riavvolgono alla moviola, con il batticuore per il gioco della bottiglia e le notturne magie d’amore di Battisti nelle sue prime apparizioni su TeleCapo- distria che m'implodono nel petto. UPON           Sono passati solo cinque anni dai tempi del Rialto e ogni cosa è cambiata; eccomi che cammino in fretta e furia contorcendomi e rabb

Viaggio al centro della Notte

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La notte è il mio territorio. Lo è sempre stato. La zona d’ombra dentro me che confina col buio nel quale brillano le stelle. Là, dove altri esseri insonni cercano conforto da sé stessi, dall’ incessante farneticazione della mente.  Quel luogo del tempo dove fornai e operai del turno di notte vorrebbero dormire, lasciarsi andare al sonno senza sogno. Lì, nell’interregno, si respira un’aria silenziosa rotta soltanto dal rombo di qualche auto diretta chissà dove e dagli autobus nei quali viaggiano gli operai della notte. Un mondo sospeso tra ieri e domani. In attesa della luce, del sincopato cinguettio degli uccelli che si parlano, che si cercano e si amano per brevi momenti. La notte è un teatro di posa dove fotogrammi dalla grana grigia d’immagini sfocate prendono vita, si s’inseguono e si scontrano senza soluzione di continuità; stridendo si accavallano e svaniscono. Gli abitanti del buio sono tanti; gli adoratori di lune cangianti, gli eredi di stelle pulsanti, hanno in comune sommes

Addio alle Armi

E questa meravigliosa malinconia da Jaguarmatic e Tigermatic che come una nebbia struggente mi assedia ora, come allora avvolgeva fredda e bagnata i Giardini Margherita e la Fossa Cavallina con i suoi grandi e scricchiolanti e misteriosi capanni delle colonie estive e la piscina colma delle foglie morte di quella stagione che fu l’ultima, l’ultima in cui corremmo davvero liberi noi tutti, Andrea e Luca, io e Vittorio, Pilli e Curi ed Eraldo; lui che sulle lunghe gambe ossute ci superava tutti correndo come il grande Lewis, lui che come noi era inseguito da un omarino grosso e rubizzo che ci aveva spiati in modo losco e allora gli avevamo gridato “busone!” per poi scagliargli addosso una  veloce e spietata raffica di pigne, e lui, mi pare ancora di vederlo, Eraldo detto Ciccio o il Negro, col suo "bulbo" africano spinto all'indietro dal vento, alto e magro e ricciuto nella dolce assolata estate precedente a che tutto accadesse. E Andrea col suo improbabile pellicciotto bea

Perché troppo a lungo si rimane morti

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    Quanto ho amato a volte la mia bella e libera povertà, come mi sono sentito vivo e senza paura in quei giorni così rari e tanto cari, e che ora appaiono lontani e stranieri.     Quant'era stupefacente, divertente e faticoso passare da una lingua all'altra, mischiarne gli aggettivi e crearne di nuovi, pensare con profondità e lucidità nuove ed aliene. Quanto a fondo potevo trarre respiri e riempire i polmoni!  Quante boccate nuove e pulite di aria straniera, e poi camminare mille e mille passi instancabili lungo strade e marciapiedi sbeccati di calles y avenidas lontane da tutto, lontano da me stesso.     E pensare tra me e me, eccitato come un ragazzino, che avrei voluto che le mie ossa riposassero lì un giorno ormai non lontano, lì, sì, in terra straniera, oltreoceano, lontano diecimila miglia da dove venni partorito.      Perché morire è definitivamente straniero ed estraneo.     Morire è un linguaggio sconosciuto e traballante che non potrai mai apprendere. Una parol

Scivolando

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    Riemergo ora da un sonno profondo e silenzioso come l'andare a fondo in un lago scuro. Nuotavo lungo stretti canali in muratura, tunnel metropolitani scuri, scorgevo centri e piazze, scivolavo e risalivo gradinate. Il tempo e le stagioni si avvicendavano senza senso comune, mutando secondo i luoghi.       Navigavo a pelo d'asfalto scorgendo piedi e gambe, spesso incrociando cani ombrosi e gatti sospettosi male in arnese.         Procedevo anche con uno strano skateboard leggero, pieghevole, adattabile a scivolare sui terreni e ad arrampicarsi su gradini così come a solcare le acque. Poi nuotavo, felicemente, senza pensiero e direzione. Si avvicendavano laghi e piccoli stagni, poi ampi canali di campagna e fiumi sassosi.        Giungevo al centro di una piccola cittadina e nel passare sotto la gente ne coglievo l'accento, l'odore di vino e la bestemmia.    Ero a Udine, ne avevo la certezza e con essa mi giungeva l'intuizione di uno scopo, quel nuotare aveva sen

Zoomando interspazi

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Grana di pelle e grigi di cortile bagnato notte in occhi sfaccettati spazi interpolari zoomando istanti tuo nel grigiore a ingoiare quel colore e quella bruma, da sotto. all'inpiedi di scatto morbidamente il nero bianco l'altro giorno quadro notte, una posa il tuo viso più vicino al bar la notte la notte la notte ridendo più vicini arrampicati al bordo del nulla, a margine di quel bianco un po' più nero non grigio non bianco al mattino stanchi come avanzi le guardo e riguardo e le scarto mentre ti guardo, sono mie, solo loro sotto casa quella sera per scale con le piante le mie piante e il terrazzo hai suonato vado a letto domani vediamo ora è giorno con quell'ombra e quei cieli amari come laghi lontani come le tue mani e le unghie e sopracciglia la tua pelle sensibile come grana di pellicola

Provateci voi!

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PRO Provate a svegliarvi un mattino così pieni di sacra e salutare energia cosmica da sentire il plesso solare come un enorme mantice creativo colmo di ogni gioia e di parole da donare con profusione al genere umano. LOGO Provate a sedervi al computer e metter in parole questa fusione di gioia creatrice e forza innovatrice. Provate a guardare la tastiera senza la minima idea di come muovere le dita e sbloccare la paralisi mentale che ha totalmente azzerato ogni possibile pensiero compiuto, che ha cancellato anche l’idea stessa di sillaba. UNO Sempre più spesso cominciavo senza neppure tentare di terminare decine di racconti, semplici abbozzi di poche righe o addirittura brevi catene di sillabe cui avrebbe dovuto seguire, come un sacro rosario, l'eccelso capolavoro; il fulmineo e innovativo e inarrestabile, per non dire virale, racconto moderno che avrebbe mutato per sempre premesse e canoni della scrittura classica e creativa, un vero colpo di genio che avrebbe proiettato questo sc

Essere Zero

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ZERO Cominciavo, senza ormai neppure tentare di terminare, decine di racconti, in realtà semplici abbozzi di poche righe o addirittura brevi catene di sillabe cui avrebbe dovuto seguire, come un sacro rosario, il grande capolavoro, il fulmineo e innovativo e inarrestabile, per non dire virale (BANG!), racconto moderno che avrebbe mutato per sempre premesse e canoni della scrittura classica e creativa; un vero colpo di genio che avrebbe proiettato questo sconosciuto vettore umano nell'olimpo della letteratura; sarei stato definito “cubista della parola” e il mio incredibile autentico talento esplosivo avrebbe unito ed esaltato la critica dell’intero globo terracqueo. – ECCE HOMO – ecco dunque un essere superiore che si rivela finalmente al mondo come il nuovo e autentico messia della narrativa, seppur modestamente celato sotto l’ampio e discreto compasso di vari pseudonimi e acronimi circolari. UNO Provate a dire “e quant’altro...”: BANG! Provate a dire “nativi web”: Provate a d

Dove splendono le Coop

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Cieli al neon Tritacarne carrozzate Quarti di bue inscatolati  Lavorano basso Nella pianura ipermercata  dove splendono le Coop Dove splendono le Coop Al bar tazzine sporche di sveglie forzate Vecchi tossiscono quotidiani  E la bibliotecaria sogna risvegli Mentre attimi si susseguono Inesauribili E cani defecano su marciapiedi  Governati dalla fretta  Inutile Di giornate spese male